Recensione dell'ultimo CD fatta da Claudio Mosca e pubblicata su MUSICITY.
Un rock alternativo italico è quello che propongono i Roccaforte, gruppo nato nel 2001 ad Alessandria, provincia di Asti., già arrivati al loro terzo album.
La prima fatica, “Parole mai dette” del 2005, fu recensito nel nostro sito (http://www.musicity.org/forum/viewtopic.php?f=21&t=1753) e collezionò un 2/5, ma il nuovo “Per volontà del Re”, uscito nel corrente anno, direi che può meritare anche un 4/5; un po’ per incoraggiamento, un po’ a riconoscenza del salto di qualità acquisito con l’ aggiunta di qualche elemento più rock e meno pop.Molto interessanti i temi trattati, che sono il punto forte di questa ultima creazione; il disco si propone come un’ analisi sociologica del mondo moderno, facendo un parallelismo tra questo e il vecchio mondo Medioevale: sembrano quasi suggerire di rivestirsi delle vecchie armature per difendersi dagli attacchi della nostra crudele società.Dal punto di vista musicale, il gruppo Piemontese offre uno stile a tratti energetico, a tratti melodico, che lascia trasparire l’ anima nobile della loro musica, ma che radica le proprie radici nel rock Dopo la Prefazione, spazio ad una sorta di auto presentazione con “Roccaforte”, una delle tracce più belle dell’ album, con un ritornello che entra facilmente in testa e con la chitarra di Fabio Serra che si sbizzarrisce in coraggiosi assoli, ben accompagnato dalle tastiere di Michele Masoero e dalla batteria di Simone Villati; con la seconda traccia si entra dentro il fantastico mondo dei Roccaforte, seguito a ruota dalla terza “Tempo di scappare”.Molto interessante “20 mq di libertà” soprattutto per le parole, e dopo “Africa” e “Bambino”, comincia la trilogia di “Per Volontà del Re”, il vero clou del disco: in successione, “L’ ordine”, “La battaglia” e “la Coscienza”. Il secondo tra questi tre, è forse il più bel pezzo fra tutti e undici dell’ album : è molto grintoso e da proprio l’ impressione di sentirsi in un campo di battaglia, grazie al gran lavoro svolto dalla chitarra, dalla batteria e dal testo.Il disco finisce decrescendo, i ritmi calano con gli ultimi due pezzi, cioè con la versione acustica di “Bambino” e una Bonus Track, ma complessivamente è un buon lavoro.I Roccaforte creano qualcosa di originale, ma che non si discosta molto dal rock italiano. Bene l’ acustica della registrazione, a parte le voce che sovrasta ogni altra cosa. Appunto la voce di Andrea Toniato sembra essere l’ anello debole, visto che per un lavoro del genere ci si aspettava un timbro più profondo, magari anche una bella voce femminile. Aggiungere ancora qualche sonorità più cattiva darebbe al gruppo più mordente, ma basta qualche altro piccolo miglioramento per un posticino nella grande scena rock nostrana.
[4/5]
Claudio Mosca (drmanetta@musicity.org)
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