giovedì 18 settembre 2008

Siamo nella torre di Babele?

Stanno scomparendo le nostre origini...!! Questa cosa mi turba e spesso noto nelle generazioni più’ giovani un completo disinteressamento e menefreghismo di sapere e di conoscere da dove veniamo. Fortunatamente il mio paese (come i paesi degli altri Roccaforte) è piccolissimo (1000 abitanti con le frazioni) e si sente ancora parlare il dialetto, questa meravigliosa lingua della quale sono un forte sostenitore e mi piace tantissimo praticare, ma basta percorrere pochi km per essere alle porte delle città di provincia dove tutto è sparito. Che desolazione. Inoltre mi è anche capitato di avere qualche discussione in BLOG amici dove cerco di DIFENDERE le mie origini, la mia cultura, la mia storia (e per MIA intendo Italiana ) e spesso si viene indicati come ottusi, chiusi mentalmente e a volte anche razzisti. MAH.... sono comunque consapevole di essere completamente l'opposto e la cosa mi basta.

DIALETTI DEL PIEMONTE
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La lingua piemontese si deve ritenere una Lingua Regionale o minoritaria ai sensi della "Carta Europea delle Lingue Regionali o minoritarie", che all'Art. 1 afferma che per "lingue regionali o minoritarie si intendono le lingue ... che non sono dialetti della lingua ufficiale dello stato". La "Carta Europea delle Lingue Regionali o minoritarie" è stata approvata il il 25 giugno 1992 ed è entrata in vigore il 1 marzo 1998. L'Italia ha firmato tale Carta il 27 giugno 2000 ma non l'ha ancora ratificata.
Come lingua scritta, il Piemontese si usa fin dal XII secolo, ma una vera koinè si sviluppa solo nel seicento, epoca che vede la nascita di una letteratura a carattere nazionale che tocca poco per volta tutti i generi, dalla lirica al romanzo, alla tragedia, all'epica. Nel Novecento si è sviluppata anche una prosa critica e scientifica di alto livello.La grafia piemontese si basa sulla tradizione del Settecento; nel Novecento ha goduto di una standardizzazione più precisa e completa, che ha dato un non piccolo contributo alla stabilità e all'unità della lingua. Quest'ultima soffre l'influenza dell'italiano che, fin dagli anni sessanta del XVI secolo è la lingua legislativa, amministrativa e dell'istruzione in Piemonte (persino l'università di Torino fu rimodellata nel 1566 secondo gli schemi dell'Ateneo bolognese). La concorrenza della lingua ufficiale dello Stato potrebbe, secondo taluni, mettere in pericolo il Piemontese che rischierebbe in tal modo di scomparire nel corso del XXI secolo, salvo che si intervenga con misure serie per garantirne la sopravvivenza.La lingua piemontese è di origine neo-latina, ovvero romanza, formata dal latino che si è innestato sull’idioma celto-ligure nel momento dell’occupazione del Piemonte da parte dei Romani, con successivi apporti di vocaboli dall'italiano, dal francese, dal franco-provenzale, dagli idiomi occitani, germanici, dall'arabo e dallo spagnolo.
I dialetti e le parlate del Piemonte appartengono a tre gruppi diversi della branca galloromanza.
Gruppo gallo-italico , Gruppo Franco-Provenzale, Gruppo Occitano.

DIALETTO ASTIGIANO (la nostra terra)

L'astigiano (astesan) è un dialetto piemontese orientale o basso piemontese della lingua piemontese, viene parlato ad Asti e provincia. Nella Langa astigiana (Roccaverano, Bubbio) viene invece parlato il dialetto langarolo mentre andando verso Alessandria una variante dell'alessandrino. L'Astigiano, è caratterizzato nell'ultimo secolo, da una progressiva " torinesizzazione " con la sostituzione di alcuni vocabili per esempio : sìu, sia (zio, zia) al posto di barba o maña (si pronuncia magna) , ma si mantiene integralmente piemontese, pur essendo la provincia in contatto con influenze lombarde.

ALCUNI DETTI E PROVERBI

  1. Cosach a son coj d'Ast, largh ed boca strèit ed man.
    Sono cosacchi quelli di Asti, chiacchieroni ma avari.
  2. Coj 'd San Damian tiro la pera e scondon la man.
    Quelli di San Damiano tirano la pietra e nascondono la mano.
  3. Fa 'd pat ciàir e parla pòch
    Fa i patti chiari e parla poco.
  4. Mostrè ai gat a rampignè
    Mostrare ai gatti come arrampicarsi.
  5. L'han mangiaje fin-a le braje.
    Gli hanno portato via anche i pantaloni.
  6. Chi a pissa ciàir s'anfot di médich.
    Chi piscia chiaro se ne frega dei medici.
  7. A l'ha sempi freid ai pè.
    Ha sempre freddo ai piedi.
  8. A basta 'n soris për fesse n'amis.
    Basta un sorriso per farsi un amico.
  9. Un nemis a l'é tròp e sent amis a basto nen.
    Un nemico è troppo e cento amici non bastano.
  10. Pat ciàir, amicissia longa.
    Patti chiari, amicizia lunga.
  11. Can ch'a bàula a mòrd nen.
    Can che abbaia non morde.
  12. A caté quatr euj, a vende un.
    A comprare ci vogliono quattr'occhi, a vendere ne basta uno.
  13. Chi a va pian, a va san e a va luntan.
    Chi va piano, va sano e va lontano.
  14. A basta nen avèj ëd sòld, a venta dcò savèj-je spende.
    Non basta avere i soldi, bisogna anche saperli spendere.
  15. A son ij sòld ch'a fan la guèra.
    Sono i soldi che fanno la guerra

Questi sono solo alcuni degli infiniti modi di dire. Chiunque conosce il piemontese e vuole lasciare un detto, un modo di dire, qualsiasi cosa puo' lasciare un commento.

Arvezze a tuc e sauguma an beli si al pi prestu...... ahh momenti man smentiava, al me amis Giuanin la dime cal tira pi tant an pei dla ciornia che na mandria ad beu' ...... a le propri vei, grasie Giuanin.

14 commenti:

Melpomene ha detto...

Beh io credo sia un bene conoscere le proprie origini...i dialetti sono belli ma per me ,per esempio,che sono tra Napoli ed Avellino,parlare il dialetto equivale ad essere cafone...certo è sempre meglio non eccedere..ma difendere le proprie origini si deve e si può!non mi stanco mai di sentire mia nonna dire strani proverbi e strane parole e farmi spiegare da dove provengono!comuqnue certo che mi va uno scambio di link!ti ho già inserito tra i blog preferiti!

Bruno ha detto...

@ melpomene
Beh guarda tutto il mondo è paese, anche qui (piemonte) se parli solo il piemontese sei un "barotto, un contadino" ... poi si sente parlare in italiano (ragazzi, persone che ancora stanno studiando) e ti assicuro che escono delle terminologie, delle coniugazioni di verbi da far raddrizzare tutti i peli del corpo.... logicamente nel mondo del lavoro, quando si è in compagnia le cose cambiano ma quando posso qualche parola in dialetto la inserisco :-)) .. invece, per esempio, i miei fra di loro parlano solo in piemontese e gli anziani del paese lo stesso ed è uno spettacolo......

Chantilly ha detto...

... tutto dipende dai toni usati per diffendere la propria italianità ed origine.
comunque sono daccordo con te. il problema che io vedo dalle mie parti, ahimè non parlo il mio dialetto (che poi è stato riconosciuto come lingua, il friulano), è che ci sono tantissime persone che si muovono e vanno a vivere in paesi, paesini che non sono il loro di origine. non parlo solo di stranieri, ma anche italiani che si spostano per lavoro, matrimonio, ... e vanno a vivere fuori dalla loro zona di appartenenza e si ritrovano in mezzo ad un altro dialetto. ma ti dirò che tutto sommato, sono in un isola felice, molti parlano friulani, addirittura lo insegnano ai dipendenti pubblici.

Pellescura ha detto...

Viva il dialetto, io purtroppo lo parlo solo con mia mamma ormai, visto che i miei amici siciliani non li sento più. E ogni tanto con mio figlio, lui è veneto e si diverte a sentire il siculo.

Bruno ha detto...

@ chantilly
si certo i toni utilizzati sono importanti, sicuramente...
certamente è tutto vero quello che dici ma penso di essere anche io in una piccola isola, ecco cosa manca qui è qualcuno che lo insegna pero' ci sono compagnie teatrali solo in piemontese e credimi che fanno impazzire, anche se a volte stento a capire perchè da un paese all'altro cambia già

@ pellescura
Wivissima il il dialetto...... siculo..!! non capirei una sola parola ma avete un accento (almeno quando sento parlare in italiano) che è straordinario, non a livello del toscano che è il mio preferito.

Dario (Italianoallestero.com) ha detto...

Chiunque conosca sia la lingua italiana che il proprio dialetto (che se ha avuto una storia di teatro, una grammatica e, ammettiamolo, la fortuna di essere stato influente nel passato, lo si può considerare lingua) ha una ricchezza, confermo.
Guai a chi, però, e sono la maggioranza di chi parla dialetto tra i giovani, lo parla ma non conosce la nostra lingua nazionale: l'italiano.
Ciao, a presto.
Dario
ITALY ITALIA - ITALIANO ITALIAN

Bruno ha detto...

@ blogger
assolutamente d'accordo con te, prima di tutto la lingua nazionale, poi l'inglese e tutto il resto...infatti in un commento precedente ho scritto che a volte sentire parlare italiano c'è il rischio di farsi venire i peli diritti......ed è gravissimo
d'accordo al 100% con te

Dario (Italianoallestero.com) ha detto...

Bruno, grazie di essere passato sul blog.
Allora ci si vede presto, è bello poter parlare con persone che leggono e riflettono sui commenti.
Ciao, Dario.
ITALY ITALIA - ITALIANO ITALIAN

calendula ha detto...

Il sardo è un casino, sto iniziando adesso a capirci qualcosa, non è un dialetto è stato riconosciuto che è una lingua apparte che deriva direttamente dal latino, infatti ha delle coniugazioni di verbi allucinanti... io il sardo lo parlo con mia nonna...a Cagliari si usa molto parlare in sardo... però quasi sempre in maniera molto molto volgare....si sentono certe parolacce intraducibili e veramente irripetibili...

Chantilly ha detto...

beh guarda che anche qui c'è lo stesso problema. il friulano è una lingua, ma ci sono variazioni da un paese all'altro. e non è facile seguire. personalmente lo capisco abbastanza ma parlarlo è difficissilissimo.

Anonimo ha detto...

Ciao Bruno!
Io non ho mai imparato a parlare il mio dialetto ossia il romagnolo, i miei genitori fin da piccolina non hanno voluto che lo parlassimo (neanche le mie sorelle), ma lo capisco se lo sento; qui lo parlano sopratutto gli anziani, ma anche tra i giovani negli ultimi anni qualcosa si sta' diffondendo.
Mio marito lo parla bene, volevo impararlo... ma si è arreso... sai non ero brava neanche in lingue eheheh
Un bacione Desy.

Bruno ha detto...

@ calendula
uhh il sardo.... ci sono stato tante volte in sardegna e chi parla in dialetto è una cosa indecifrabile.... :-))

@ desy
ciao desy
dopo il toscano, come tipo di accento nella mia classifica, ci siete voi.......è un peccato che tu non l'abbia imparato....

Bastian Cuntrari ha detto...

Ciao! E scusa il ritardo...
È molto bello quello che hai scritto, Bruno. E sei un fortunato.
Io sono nata a Genova, ma ho passato lì solo il mio primo anno di vita. Poi, a star dietro ai trasferimenti del papà (militare): in Sicilia, a La Spezia, a Milano e - ormai - a Roma.
Credo che riuscire a parlare in dialetto sia un modo di riappropriarsi delle proprie radici, che - per quanto mi riguarda - sono perdute.
Bel post!

Bruno ha detto...

@ bastian cuntrari
scusa di che? anzi grazie di essere venuta a trovarci, è sempre un piacere. Beh il tuo percorso è stato movimentato, ovviamente è difficile legarsi al luogo di nascita pero', rispetto a me, hai avuto il vantaggio di convivere con modi di vita e di stili sempre diversi....
grazie per aver apprezzato il post